LA TURCHIA DEI LAGHI.. sul lago salato e aspettando il tramondo a Beyşehir
Giovedì 25 Agosto 2005 Beyşehir - km 80.610 Maryan Partiamo da Göreme sul presto, con un leggero ritardo dovuto al fatto che in albergo la colazione non era ancora pronta. La nottata di oggi grazie a Dio è passata tranquilla, quindi possiamo rimetterci in viaggio. Per prima cosa prendiamo la strada per Avanos.. L'altra notte abbiamo visto degli scorci spettacolari che vale la pena immortalare con la luce del sole! C'è addirittura una roccia che a guardarla bene, sembra proprio un cammello! Proseguiamo verso Aksaray e lungo la strada incontriamo due motociclisti romani su un VFR. Flipper mi dice che erano a Göreme anche loro, e che aveva visto la loro moto posteggiata fuori da una pensione non lontana dalla nostra, durante uno dei suoi giretti mentre io ero malata. Ci studiamo un po' l'un l'altro, poi accostiamo, togliamo i caschi e conosciamo Loriano e Cristina. Lui romano, lei bolognese. In Turchia per la 7° o forse la 9° volta! Anche loro vanno al Caravanserraglio di Sultanhani, lungo la Via della Seta. È un grande edificio in pietra chiara, dove i mercanti si fermavano durante i loro viaggi. Lo guardiamo solo da fuori, mentre dei bimbi ci vengono incontro per venderci cartoline che non compriamo. L'ingresso costa 2 YTL (poco, e mi sa che c'è anche poco da vedere, all’interno..) il custode non ci permette nemmeno di fare una foto dalla porta: un vaffan###o e via di nuovo in sella. Loriano e Cristina ci fanno una proposta allettante: hanno un amico a Beyşehir e hanno promesso di andarlo a trovare per vedere insieme l'alba rossa nel lago. Ci invitano ad andare con loro.. noi ci pensiamo e.. ci diamo appuntamento in serata: prima vogliamo andare a vedere il lago salato Tuz Gölü.. Flipper ci tiene tanto e siamo così vicini! Flipper La foto di questo singolare lago stampata su una rivista mi aveva decisamente attratto aggiungendo un’ulteriore spinta al desiderio di visitare la Turchia. Ora che siamo così vicini al lago, dobbiamo assolutamente andarci! Partiti dal Caravanserraglio di Sultanhani proseguiamo sulla strada per Konya fino all'indicazione per Eskil, che ovviamente seguiamo. L'avvicinamento al lago, o a quel che ne resta, è particolarmente lento. Attraversiamo alcuni minuscoli paesi di poche case, alcune sono costruite con materiali poverissimi con i tetti di paglia e fango, mentre altre celano una moderata agiatezza. In un paesello c'è il mercato: ci limitiamo a curiosare un po’ senza scendere dalla moto, suscitando la curiosità dei presenti. La voglia di fermarci tra quelle bancarelle cariche di oggetti di ogni sorta è tanta.. ma dobbiamo proseguire. La strada via via sempre più isolata cela meraviglie sicuramente inaspettate. Vedo qualche cosa che attraversa la strada.. sembra un topo ma anzi sono tanti.. tanti topini che al mio passaggio fuggono a rifugiarsi nelle loro tane scavate nel terreno. Un'aquila.. appollaiata sul ciglio della strada su una pietra, è immobile, forse ci vedo male.. no non sbaglio è proprio un’aquila, dispiega le ali e si lancia in una danza aerea. E riusciamo anche a correre insieme a un asinello..
Raggiungiamo Eskil, mentre il paesaggio attorno a noi si fa sempre più brullo e inospitale, ma il lago sembra essere sempre lontano. Non facciamo in tempo a fermarci ad un incrocio per guardare la cartina che almeno una decina di persone ci vengono incontro per offrirci aiuto. Capiscono che siamo italiani e mandano a chiamare un compaesano, convinti che sappia parlare la nostra lingua. Vana speranza, ma almeno se la cava con il tedesco, così Maryan rispolvera le sue conoscenze di liceale e aiutandoci con i gesti riusciamo a intuire le sue indicazioni. 10 km dopo ho le gomme sul sale del Tuz Gölü!!! Posteggiamo la moto sul ciglio di una strada che vede passare forse tre, quattro auto al giorno, e ci avventuriamo a piedi su questa enorme distesa bianca che prosegue fino all’orizzonte. Una sottile crosta di sale ricopre un terreno umido ma che sembra resistere egregiamente al nostro peso. Proviamo quindi a salirci con la moto, che “galleggia” a fatica ma rimane in piedi per le foto di rito.
Ormai è più tardi di quanto pensassimo, e dobbiamo riprendere il viaggio. Mangiamo sulla strada tra Cihanbeyli e Konya, poi attraversiamo quest'ultima città e prendiamo la 715 per dirigerci a Çumra. Qui vicino c'è un'area archeologica sconsigliatissima. Maryan Çatalhüyük è una città antichissima, si pensa sia uno dei primissimi esempi di comunità al mondo. Qui per ora l'ingresso è gratuito: gli scavi sono solo agli inizi, ma interessano studiosi di diverse nazioni e di prestigiose università. Ci accoglie una guida gentilissima che ha già iniziato il giro con un gruppo di turchi, ma ci invita ad entrare e seguirlo ugualmente. Nel gruppo c’è anche una ragazza francese, e il suo fidanzato turco, traducendo per lei, diventa anche la nostra guida. Ci raccontano che durante gli scavi sono state trovate costruzioni risalenti ad epoche diverse: più si scavava, e più si tornava indietro nella storia della civiltà. I reperti sono protetti da enormi tendoni.. fa caldo da morire, ma è impossibile andarsene.. i racconti di un passato lontano, l’odore della terra, il silenzio tutto attorno. Davanti a noi c’è la storia.. anche la nostra. Due ore passano velocemente: ci meritiamo una coca nel barettino in costruzione appena fuori.. e siamo di nuovo in marcia. Dopo Konya la strada corre veloce, dobbiamo raggiungere il lago prima di sera e abbiamo un po' di fretta.. viaggiamo.. 140 km/h ma ovviamente.. polizia!! Flipper Mi dicono che andavo veloce.. strano! Io rispondo che non me ne sono accorto ma trattare è inutile: l'inglese non sanno cosa sia e dobbiamo fare affidamento su un ragazzo turco multato come noi che ci traduca in tedesco le parole dei due poliziotti. La vicenda si protrae per quasi un'ora.. vedo anche alla TV, su un piccolo schermo montato su una Renault 21, il mio passaggio davanti al rivelatore della velocità. Ai soldi della multa (188YTL) ci preoccuperemo in dogana.. ora pensiamo ai 30 km che ci separano dalla nostra meta. Finalmente giunti a Beyşehir incontriamo Loriano e Cristina, che non sanno come scusarsi perché il lago è conosciuto non per l'alba, come ci avevano detto, ma per il tramonto.. e il sole è gia sceso da un quarto d'ora!!! Conosciamo i loro amici Turgut e Mustafà, che ci hanno trovato una stanza contrattando il prezzo fino a 35 YTL colazione compresa, e ci accompagnano all'albergo. Siamo stanchi, Maryan non è proprio in forze e decide di rimanere in camera mentre io esco a mangiare qualche cosa con gli altri. La cena è stata offerta dai ragazzi turchi mentre io, con l'aiuto di Loriano, sono riuscito a fatica a pagare giusto il the.
Venerdì 26 Agosto 2005 Beyşehir - ancora km 80.610 Maryan Ieri sera sono stata male.. più forse per il caldo e i km che per la fantomatica “maledizione di Ataturk” che punisce i turisti in terra turca. In ogni caso partire oggi sarebbe stato impossibile, visto che anche Flipper è stato poco bene. Colazione in albergo, poi aspettiamo Turgut e Mustafa per l'ora di pranzo. Arrivano in ritardo: oggi è venerdì e dovevano andare alla moschea per la preghiera. Si scusano poi io, Flipper e Cristina saliamo in macchina con loro. Loriano ha la febbre ed è rimasto in hotel. Ci portano all'antica università, di cui sono rimasti i vecchi muri in pietra ricoperti di sterpaglie. Turgut ci indica quelle che erano le stanze da letto degli studenti, adibite anche allo studio a piccoli gruppi, e la sala centrale dove si tenevano le lezioni collettive. Troviamo anche la tomba di uno dei migliori docenti: Turgut mi spiega che nella loro cultura è un onore tenersi vicine le persone illustri morte, che non vengono seppellite ma esposte nelle loro bare. Entriamo poi nella Moschea di Esrefoglu, ma prima una signora mi aiuta ad indossare il velo alla maniera del luogo. La dolcezza di quella donna mi ha incantato. Due occhi splendidi e luminosi su un viso segnato dagli anni. Spostava la sciarpina rosa sul mio capo e ad ogni gesto sembrava regalarmi una carezza. Dopo aver chiesto il permesso all’Ihmam entriamo finalmente nella moschea e.. che meraviglia! Nonostante il restauro in corso c'è da restare senza fiato, è costruita completamente in legno, e non è stato usato metallo.. nemmeno un chiodo. Turgut ci spiega un sacco di cose: la moschea in realtà è solo per gli uomini, che pregano qui 5 volte al giorno. Come da noi, la maggior parte delle persone non va sempre nella moschea a pregare.. qualcuno lo fa a casa (ma alla moschea vale 77 volte di più), qualcuno non lo fa. L'appuntamento fisso per tutti però è quello del venerdì, ora di pranzo. Durante il Ramadan si prega una volta in più, e l'accesso alla moschea è consentito anche alle donne, in un'area particolare però, in modo che uomini e donne non si vedano mai. Sulle pareti vediamo dei medaglioni neri scritti a caratteri arabi: sono i nomi dei profeti, primo fra tutti Maometto, poi altri 4 e i nipoti di uno di questi. A terra vicino alle colonne troviamo delle specie di collane a grani, simili ai nostri rosari, e in effetti la loro funzione è esattamente la stessa: sono divisi in tre serie e ad ogni pallina corrisponde una parola, ripetuta diverse volte. Dopo la moschea, Flipper proprio non sta bene e preferisce tornare in hotel, mentre io e Cristina andiamo a pranzo con Turgut e Mustafa. Nel tardo pomeriggio portiamo il casco di Flipper a riparare perché non funziona più l'interfono poi, nonostante il cielo coperto, saliamo sulla collina per vedere il famoso tramonto sul lago di Beyşehir. Dicono sia il più bello al mondo dopo quello sulle piramidi in Egitto, e sembra che sul lago compaia una striscia rossa per il riflesso del sole. Ma le nuvole ci danno solo una vaga idea di quale meraviglia potrebbe essere. Flipper Torniamo verso l'albergo.. sto male ma una bella vomitata lungo la strada risolve buona parte dei problemi. Così decidiamo di passare prima dal tecnico di TV per il mio interfono: funziona non benissimo, il volume è un po' più basso, ma funziona! Gli chiedo il costo della sua manodopera e del ricambio. Nulla da fare.. è un omaggio! Lo ringrazio alla turca, avvicino il mio capo al suo, le nostre fronti si sfiorano prima da un lato poi dall’altro.. sono commosso. Maryan Flipper non è proprio in forze, così rimane in hotel mentre io e Cristina andiamo a mangiare un gelato con Turgut e Mustafa. La gelateria dicono sia molto particolare e in realtà fanno un gelato strano, sembra quasi la deliziosa cremina del profiterol, un po' filante e appiccicosa, e per accompagnare il tutto un bicchiere di succo di ciliegia. Chiacchieriamo un sacco sulla Turchia, l'Italia, la religione, la fidanzata di Turgut, e vediamo una foto (quella qui a lato) del tramonto che ci siamo persi.. una favola da non credere. Ottimo motivo per tornare a Beyşehir. Dopo il gelato Flipper ci raggiunge per un the nel giardino dell'albergo, e Mustafa ci porta, carinissimo, una cicca ciascuno. Le cicche in realtà hanno poco sapore, ma nella carta c'è un messaggio tipo "baci Perugina" e il mio e quello di Flipper sono identici.. che cosa carina! Un po' stanchini andiamo a letto. Chissà se domani riusciremo a partire..
Sabato 27Agosto 2005 Beyşehir – ancora 80616 km Maryan Ci svegliamo moderatamente presto ma l’idea di partire oggi è subito abbandonata: Flipper non è ancora in forma e la strada da fare non è poca. Ci fermiamo un altro giorno allora, sperando almeno oggi di vedere il tramonto. Turgut ci viene a prendere in albergo: anche Loriano sta meglio e andiamo tutti insieme dal suo fratello panettiere, dove prendiamo del pane delizioso. Proviamo a prelevare, ma anche se giriamo diversi bancomat, la carta di Flipper non funziona, e dobbiamo arrangiarci con il mio bancoposta “provvidenziale”. Prima Turgut ci porta a vedere i suoi bellissimi cagnolini appena nati, poi passiamo al distributore di benzina della sua famiglia e decidiamo con suo padre Osman di cucinare all’italiana a casa loro. Andiamo a fare la spesa, e subito dopo Loriano e Flipper vanno dal barbiere. Flipper Quel barbiere non è uno a caso.. è quello di Turgut. Mi accarezza il viso, mi chiede cosa voglio e così decidiamo di fare barba e capelli, rifinendo ovviamente il pizzo. Dieci minuti di massaggio con pennello e sapone alla vecchia maniera, non sto scherzando, mi sento coccolato da quest’uomo che prima mi ammorbidisce la pelle poi mi passa la lametta, il pelo se ne va al primo colpo, ma per me è semplicemente una carezza. Il barbiere sembra quasi divertito ad avermi come cliente.. avrò la barba diversa, i capelli sottili e chiari, fatto sta che sorride tutto soddisfatto. Mi rifinisce il pizzo a perfezione, la nuca è una scultura e le orecchie.. esatto quella leggerissima peluria che noi maschietti abbiamo vicino ai lobi: una pinzetta con cotone idrofilo imbevuto di alcool, un accendino e via.. odore di pollo arrosto,e i peli non ci sono più. Mi coccola, mi fa anche lo sconto, cosa dire.. un sogno che si avvera per praticamente 3,00 euro (6,50 YTL.. scontato a 5 YTL). È giunta l’ora di pranzo: corriamo a casa sperando di aver fatto abbastanza spesa, non so se basteranno i pelati, a tavola saremo almeno in sette! Maryan Entriamo a casa di Turgut e ci accolgono la madre, la sorella e la moglie del fratello con i due figli, insieme a Osman, il padre di Turgut. Io e Cristina prendiamo possesso della cucina sotto lo sguardo attento delle donne di casa, che si prodigano a fornirci pentole, padelle e tutto il necessario. L’idea è di improvvisare una pasta al ragù alla bolognese, e una specie di spezzatino, ma i problemi non sono pochi: non abbiamo il sedano per il soffritto e quelli che pensavamo essere dei pelati si rivelano una scatola di concentrato di pomodoro da allungare con litri di acqua e correggere con un sacco di sale perché dolcissimo. Le pentole non sono abbastanza grandi e non bastano i fuochi della cucina, in più la carne sembra dura e ci tocca farla cuocere una vita. Nonostante tutto questo, riusciamo però ad ottenere un discreto risultato, che sembra essere gradito ai Turchi, visto che tutti fanno il bis. Pranziamo seduti a terra, attorno a un grande vassoio rotondo su cui sono posati i piatti, coprendoci le ginocchia con un’ampia tovaglia. Dopo pranzo, quattro chiacchiere sul divano bevendo il the, e Turgut mi spiega un sacco di cose sulla sua religione. Si siede vicino a me con in mano il suo Corano. Ha scritto a matita, sulla prima pagina: “Proprietario: Allah. In prestito a: Turgut.” Il Libro è scritto in arabo, e si legge da destra a sinistra, quindi dall’ultima alla prima pagina. Allah, o un altro dei 99 nomi di Dio, compare sempre scritto in rosso. I punti a fine frase sono decorati e numerati e ogni tanto un simbolo a bordo pagina indica che a quel punto bisogna inginocchiarsi. Turgut conosce un sacco di cose ed è bello starlo ad ascoltare. Fuori intanto piove a dirotto. Aspettiamo che smetta per tornare in hotel, sempre in macchina con Turgut, che nel frattempo si è fermato in un negozio per comprare a me e a Cristina un CD di Tarkan, noto cantante pop turco. Prima di rientrare in camera, ci fermiamo da un rigattiere e mi innamoro di un cofanetto in legno e madreperla bellissimo. Il tipo vuole 90 euro, che non gli avrei dato neanche morta, ancor più perchè Turgut non vuole che compriamo qui dal momento che il tipo gli ha offerto una percentuale sull’acquisto. Torniamo in albergo e ci diamo appuntamento con i ragazzi per la sera. Arrivano per le 9.30 e ci portano dei regali: Mustafa ha trovato a casa una vecchia lampada, molto simile a una vista da Loriano dal rigattiere, e gliela regala. Per noi invece un’anfora che era parte del regalo di nozze del suo bisnonno. Rimaniamo senza parole, e un po’ in imbarazzo nel dar loro i nostri due regalini: una coppia di accendini, nero per Turgut e blu per Mustafa. Diciamo che è troppo e che non avrebbero dovuto ma Turgut mi risponde con la solita frase: siamo amici e tra noi i soldi non esistono. Io ti ho fatto un regalo, tu mi hai fatto un regalo. Vorrei piangere.. Ho davanti due persone meravigliose e sono felice di averle incontrate. La serata la passiamo nello stesso posto di ieri. Il gelataio mi fa una serie di giochetti dandomi il gelato, mostrando un’abilità straordinaria e lasciandomi in mano solo un cono vuoto. Tornati in albergo troviamo Andrea e Lara, due ragazzi di Udine su TT600 già incrociati prima di uscire, e li invitiamo a bere un the con noi. Lei per quanto sia forse morta senza ancora saperlo non è malissimo, ma lui in maglia gialla da fighetto, si crede un dio in terra raccontandoci le sue esperienze di viaggio in sterrato. Poi guardiamo la moto e sembra nuova.. gomme per nulla consumate e un po’ di fango perché c’erano le pozzanghere per strada! Gli lascio beneficio d’inventario e stacco la spina. Parlare con lui non mi interessa e mi metto a scrivere per la ragazza di Turgut il testo di “Perdono” di Tiziano Ferro.. non ci credevo, ma ha dei fans anche in Turchia. Sento che il Veneto declama racconti sulla Tunisia, e sento Flipper che smonta una per una le sue storie. Mustafa gli offre una cicca di quelle con il messaggio e lui la snobba. Ok è decisamente stronzo. Ma io e Turgut, lui non lo sa, è da ore che lo stiamo prendendo in giro! E che rivincite si prende Mustafa! Loro si vantano delle due campanelle comprate dal rigattiere e lui prima spiega loro che in realtà ne manca un pezzo, poi dice che a casa ne ha di molto più belle. La serata finisce così, quattro chiacchiere e poi a dormire: domattina finalmente riusciremo a partire, con montata sulla moto una trombetta rossa, regalo di Mustafa che, tra l’altro, ha regalato a Flipper anche un vecchio accendino. Ah, ovviamente, niente tramonto rosso nemmeno oggi.. ha piovuto tutto il pomeriggio, poi si è rasserenato ma nel cielo è rimasta giusto una nuvola. Ovviamente nel posto sbagliato!
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